HRT e rischio cardiovascolare

HRT e rischio cardiovascolare

HRT e rischio cardiovascolare

L’infarto del miocardio si presenta con un’eziologia, sintomatologia clinica e prognosi diversa fra uomini e donne, con importanti fattori di rischio specifici sesso-dipendenti che giocano un ruolo importante. I fattori di rischio cardiovascolari sono categorizzabili in fattori sesso-dipendenti, ovvero quelli legati all’ età fertile, gravidanza, e menopausa e sesso-predominanti ovvero quelli correlati ad un maggior tasso di incidenza nella popolazione femminile di depressione, esposizione alle antracicline (chemioterapici per il trattamento del tumore al seno) e di diagnosi di malattie autoimmuni[ CITATION Ran \l 1040 ].

Come sopra descritto un esempio di fattore di rischio cardiovascolare sesso-dipendente è la gravidanza, a tal riguardo emergenti evidenze stanno sottolineando come le donne con gravidanze patologiche complicate da ipertensione gravidica e preclampsia vadano incontro con il doppio della frequenza allo sviluppo di infarto del miocardio[ CITATION Mic20 \l 1040 ]. Altri esempi di gravidanza patologica che apportano un aumentato rischio sono il parto pretermine, feti piccoli per l’età gestazionale e diagnosi di cardiomiopatia periparto. Per contro un esempio di fattore di rischio sesso-dipendente è quello legato all’età in cui inizia la menopausa; infatti l’insorgenza di menopausa prematura, ovvero prima dei 40 anni ha dimostrato un aumento di eventi cardiovascolari[ CITATION Sco19 \l 1040 ].

L’era della medicina di precisione che stiamo attraversando sempre di più riconosce l’importanza del ruolo che gli ormoni e i fattori ambientali legati al sesso biologico femminile hanno sul rischio cardiovascolare, ad esempio l’American College of Cardiology/ American Heart Association Cholesterol and Prevention ha promosso l’inclusione nelle linee guida per il trattamento dell’ipercolesterolemia raccomandazioni specifiche per il sesso femminile secondo un rischio “aumentato secondo il sesso” [ CITATION Sco19 \l 1040 ], Capitolo 4.5.3. “Issues Specific to Women”.

Inoltre studi osservazionali recentemente pubblicati hanno associato in modo consistente la riduzione della mortalità da vasculopatia coronarica all’ utilizzo della terapia sostitutiva in sottogruppi di donne sane entro i primi 10 anni di menopausa[ CITATION Oli19 \l 1040 ].

Ciònonostante una revisione sistematica pubblicata sulla rivista American Heart Journal nell’aprile del 2022 sottolinea come attualmente vi sia ancora una mancanza di studi clinici randomizzati che approfondiscano l’influenza di tali fattori di rischio, ovvero sesso-dipendenti e sesso-predominanti sull’incidenza della cardiomiopatia ischemica. Questa revisione ha vagliato un totale di 188 studi riguardanti la gestione del rischio cardiovascolare, di cui 71 trials clinici, 77 studi osservazionali, 21 metanalisi, 3 revisioni sistematiche e 16 revisioni della letteratura traendo la conclusione che meno del 2% di queste pubblicazioni abbia riportato dati riguardanti fattori di rischio sesso-specifici[ CITATION Ran \l 1040 ].

Uno dei più importanti studi clinici randomizzati pubblicato per la rivista The BMJ inerente al beneficio della terapia ormonale sostitutiva per il rischio cardiovascolare nelle donne in post menopausa con anamnesi patologica muta. Tale studio, con campione reclutato complessivo di 1006 donne tra i 45 ed i 58 anni, ha dato un importante contributo nel rafforzare l’ipotesi che la terapia sostitutiva combinata offra, se somministrata nei primi anni post menopausa, un beneficio in termini di riduzione della mortalità delle donne legata ad infarto del miocardio ed insufficienza cardiaca. Questo trial clinico, inoltre, avendo conseguito un follow-up di oltre 10 anni, ha sottolineato l’assenza di eventuali incrementi di diagnosi di carcinoma mammario e ictus[CITATION Lou21 \l 1040 ].

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