Depressione peri-partum (DPP)

Depressione peri-partum (DPP)

Una problematica di cui si parla ancora troppo poco.

Parlare di depressione durante la gravidanza, a partire dal concepimento fino ai 12 mesi successivi al parto, è ancora un tabu’?

Tristezza, ansia e disperazione intense, perdita di piacere ed interesse per le attività abituali, sensi di colpa, preoccupazioni eccessive per la salute ed il benessere del neonato ed il timore di non essere in grado di accudirlo adeguatamente.

Provare sentimenti ambivalenti o negativi nei confronti del bambino e avere paure o pensieri intrusivi e spiacevoli, fino alla paura di fargli del male. Alterazioni del ritmo sonno/veglia, disturbi dell’appetito, difficoltà cognitive (ad es. la sensazione di avere i pensieri rallentati), stanchezza eccessiva.

Come sanno molte mamme, gli stati emotivi intensi sono estremamente frequenti durante la gravidanza e nei primi mesi successivi al parto. Infatti si stima che fino al 40% delle donne presentino i cosiddetti baby blues, ovvero alterazioni di lieve entità dell’umore, che persistono per almeno due settimane e si risolvono spontaneamente. Quando i baby blues non si risolvono c’è il rischio che si sviluppi un vero e proprio disturbo depressivo, denominato Disturbo Depressivo Maggiore con esordio nel peripartum (abbreviata: depressione peri-partum o DPP) secondo la versione più aggiornata del Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-5).
Nonostante il suo nome possa far pensare a un evento estremamente drammatico, la DPP è una condizione seria ma piuttosto comune (circa il 10% di tutte le gravidanze); si diagnostica facilmente e risponde bene ai trattamenti, sia farmacologici che non-farmacologici (come psicoterapia e psicoeducazione).

Molte volte i sintomi relativi alla depressione post-partum iniziano durante la gravidanza.

Quali sono le cause?

La DPP è una condizione ad origine multifattoriale, cioè in genere non ha un’unica causa ma insorge come risultato di un insieme di fattori predisponenti:

• Fattori biologici: durante la gravidanza ed il puerperio ci sono forti fluttuazioni di ormoni quali cortisolo, estrogeni e progesterone, che esercitano un’azione anche a livello del sistema nervoso centrale.

Alcune donne possono essere particolarmente vulnerabili dal punto di vista biologico, ad esempio quelle che hanno una storia personale o famigliare di depressione.


• Fattori psicologici: si fa riferimento a caratteristiche psicologiche individuali, come la tendenza ad attribuire a se stesse la causa degli eventi negativi.
• Fattori esterni: eventi di vita negativi come lutti, disaccordo o insoddisfazione coniugale, rete familiare e amicale di supporto inadeguata, violenza domestica, disoccupazione e/o difficoltà economiche, difficoltà abitative

Quali sono le conseguenze per il nascituro?

Siccome la depressione è una condizione che interessa non solo la psiche, ma l’intero organismo, la DPP nel corso della gravidanza si può associare patologie ostetriche, come un parto pretermine (nascita prima della data presunta del parto) e basso peso fetale alla nascita (crescita più lenta del nascituro).

Nel periodo successivo alla nascita, i sintomi della DPP possono interferire con la relazione di affettiva e di attaccamento che si instaurano fra madre e bambino, fino a conseguenze negative sullo sviluppo delle capacità intellettive e della sfera emotiva del bambino.

Per evitare le conseguenze sui neonati ed il malessere dei neogenitori, recenti raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità ci indicano che:
“Tutte le donne in gravidanza possono ricevere lo screening per la DPP, sia prima che dopo il parto, (consigliata in occasione della visita del post-parto)”
Lo screening è molto semplice, si effettua con un breve questionario, che solitamente non richiede più di 15 minuti. Se l’esito indica la probabile presenza di DPP, allora sono indicati maggiori approfondimenti da parte di uno specialista.

E’ importante non sottovalutare il baby blues e i sintomi connessi, i professionisti parlandone con la coppia durante la gravidanza possono rendere più facile una diagnosi precoce ed un intervento terapeutico multidisciplinare.

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