Intervista alla dottoressa Rosanna Palmiotto ( ginecologa a Udine) e alla dottoressa Cristiana Dalla Zonca ( psico-sessuologa a Trieste)
Dott.ssa Palmiotto: cosa è la vulvodinia? quali sono i sintomi e le cause?
La vulvodinia è una patologia cronica che riguarda circa il 15% delle donne in età fertile (dall’adolescenza alla menopausa); si manifesta con dolore e bruciore persistente all’ingresso della vagina e nella zona che la circonda, la vulva, senza che sia presente alcun segno o lesione visibile a giustificarlo.
Le cause per cui si manifesta sono molteplici e non sempre chiare.
Tra le più comuni troviamo:
infezioni batteriche o micotiche vaginali e vescicali
predisposizione genetica alle infiammazioni
lesioni del nervo pudendo dovute al parto a o traumi
ipercontrattilità vulvo-perineale
alterazioni genetiche
traumi derivanti da rapporti sessuali
visite o interventi chirurgici ginecologici.
Ma anche abitudini quotidiane come l’andare in bicicletta, l’indossare indumenti troppo stretti stare troppe ore sedute.
Oltre a uno stato psicologico alterato in cui si manifestano ansia, stress, paura del dolore e frustrazione.
Frequentemente questa condizione si accompagna a una contrattura permanente del pavimento pelvico, muscolo fondamentale per il benessere della donna.
La contrattura dei muscoli pelvici comprimendo le vene, le arterie ed i nervi provoca sofferenza e fragilità dei tessuti pelvici. Il messaggio nervoso andrà in tilt alterando le sensazioni percepite in questa zona e il funzionamento degli organi innervati, provocando spesso quelle sensazioni tipiche del dolore quali iperalgesia (aumentata percezione del dolore) e allodinia ( percezione dolorosa a uno stimolo che normalmente non provoca dolore).
Dott.ssa Dalla Zonca: quali sono i disagi psicologici che crea la vulvodinia?
L’iter per avere una diagnosi è spesso lungo e doloroso.
Le donne vengono curate per la candida, o per una cistite, o per una generica infiammazione, ma la vulvodinia, malattia di genere di cui si parla ancora troppo poco, ma che riguarda una donna su 6!!!, è una patologia precisa, dolorosa, invalidante e troppo spesso non riconosciuta.
L’effetto di questi mostruosi ritardi diagnostici è anche l’utilizzo di terapie non appropriate che si rivelano dannose.
Dopo un lungo vagare tra ginecologi, ostetriche, consultori, se si è fortunate si arriva a una diagnosi e forse a una cura. Parliamo di una media di 4 anni e mezzo.
Perché dico forse? Perché la vulvodinia necessita di un approccio multidisciplinare e questo avviene ancora raramente.
Pensare che questo non sia fonte di enorme frustrazione per la donna, che si vede minata proprio nella sua identità femminile, è molto superficiale.
Sentirsi non capite, sentirsi dire che “ è qualcosa che accade solo nella nostra testa” e che i “un po’ dolore è normale”, sentirsi sole, e erroneamente in colpa nei confronti del partner, rinunciare a una sessualità, è faticoso. Ma soprattutto è doloroso.
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